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Ultimamente si stava facendo sempre più freddo. Immagino sia normale, ormai erano passati già alcuni mesi da quando ero arrivato nella Provincia dello Hunan, alla fine della primavera scorsa, e mi ero trasferito al monastero. L’estate era stata abbastanza mite, o quantomeno sopportabile, ma l’autunno aveva presto portato via il tepore delle giornate estive e andando verso l’inverno le temperature si sarebbero fatte ancora più rigide. Gli altri ragazzi del monastero sembravano non darci molto peso, anche i loro vestiti non sono cambiati più di tanto. Sempre uguali, con quelle tonache tutte dello stesso colore che dalle spalle scendono fino alle ginocchia coprendo parte dei pantaloni. Ammesso che sia così che li chiamano. Io non sono mai stato uno ossessionato dall’abbigliamento, ma all’inizio ho sentito spesso la mancanza di una t-shirt, una felpa e un bel paio di jeans comodi. Nonostante tutto, alla mia tonaca mi ci stavo quasi abituando, anche se di certo avrei dovuto trovare una soluzione per il freddo dell’inverno. Qui al monastero per buona parte del tempo ci esercitavamo nelle arti marziali, e solo per qualche ora al mattino ci si dedicava alla scrittura e allo studio dei caratteri. Per fortuna, grazie agli studi in lingue orientali la lingua non era un problema. È di certo una vita molto diversa da quella che ho trascorso negli ultimi anni, dentro e fuori dai corridoi dell’università, o tra passeggiate per i negozi e aperitivi e cene con gli amici. Per il freddo avrei potuto chiedere a Zhao, forse avrebbe saputo come aiutarmi. Con gli altri ragazzi non posso dire di aver legato come con lui. Anzi, a dire il vero mi rivolgevano a malapena lo sguardo. Credo che non riuscissero ad accettare la presenza di uno straniero, nonostante io avessi fatto di tutto per rendermi utile o provare a mostrarmi amichevole. Se è per questo, la cosa riguardava anche il nostro Maestro. Lui cercava di trattarmi alla pari degli altri ma era chiaro che mi vedeva esattamente come mi vedevano loro. Non so cosa avrei fatto per avere la sua approvazione.
“Mǎkě, sei ancora lì? Dai alzati, non puoi dormire tutto il giorno!”
Mǎkě… ancora non capisco perché non riuscissero a chiamarmi Marco. Alla fine non è nemmeno tanto diverso come nome.
“Arrivo Zhao, non stavo dormendo, aspettavo solo che fosse l’ora della lezione.”
“Oggi niente lezione, ci sono i preparativi. Oggi è la Festa del Grande Fiume! Non ti ricordi?!”
“Ma quale festa? Nessuno mi ha detto niente”
“Sei un vero disastro! La Festa del Grande Fiume, si fanno giochi e celebrazioni per onorare il fiume che scorre vicino al monastero. Dai corri! Gli altri sono in cortile, il Maestro tra poco darà le istruzioni!”
Probabilmente era inutile indagare ulteriormente, così accontentai Zhao e raggiunsi gli altri in cortile dove il maestro ci stava aspettando.
“Buongiorno a tutti!”
“Buongiorno Maestro!”
“Oggi è la Grande Festa e secondo la tradizione svolgeremo giochi e celebrazioni per onorare il Grande Fiume. Forza! Formate dei gruppi e iniziate i preparativi. Tra qualche ora ci riuniremo al fiume per dare luogo alla celebrazione.”.
Sapevo che non sarebbe stata una buona idea, ma non volevo fingere di sapere di cosa si trattasse. Così mentre Zhao e gli altri si mettevano al lavoro mi avvicinai al maestro.
“Maestro, chiedo scusa ma di questa festa non ho mai sentito parlare. Vorrei capire meglio cosa celebriamo. Posso sapere di cosa si tratta?”
“Non scusarti Mǎkě, è naturale che uno come te sappia ben poco delle tradizioni del nostro Paese. La Festa del Grande Fiume è una festa che qui al monastero teniamo tutti gli anni. Onoriamo il Grande Fiume che scorre qui sotto, e in particolare la memoria di Lu Feng, il maestro che fondò lui stesso questo monastero centinaia di anni fa e che era solito allenarsi in una grotta lungo il corso del nostro fiume. La leggenda narra che in questa grotta si trovi il suo bastone in legno di ligustro e oro. Per anni i migliori allievi del nostro monastero hanno cercato invano la grotta. Ritrovare il bastone significherebbe restituire onore alla memoria del grande maestro e alla memoria del monastero stesso. Ormai però anche io sto perdendo le speranze.”
“Ma è meraviglioso Maestro! Grazie molte della spiegazione, corro ad aiutare gli altri con i preparativi!”
La conversazione era stata più utile del previsto. Mi si era appena parata davanti l’opportunità che cercavo da mesi per ottenere finalmente l’approvazione del maestro. Se un gesto del genere non fosse bastato, davvero non saprei cos’altro avrei potuto fare. Non mi interessava dei rischi, ero disposto a tutto. L’unico problema è che avrei dovuto allontanarmi durante le celebrazioni, e di certo non avrei potuto farlo senza una motivazione valida.
“Zhao, eccomi a che punto siete con i preparativi?”
“Mǎkě, alla buonora. Ormai abbiamo quasi finito!”
“Ascolta Zhao, ho bisogno di un favore. Durante la celebrazione ho bisogno di allontanarmi dal monastero ma non posso farlo senza il tuo aiuto. Per favore dì al Maestro che non mi sento bene e che sono tornato un momento nella mia stanza.”
“Ma che hai in mente?! Va bene, non voglio sapere nulla. Qualunque cosa sia però stai attento!”
Grazie a Zhao ora avevo un diversivo. Aspettai di vedere gli altri dirigersi verso il fiume, dopodiché, uscii dal cortile sul retro a mi diressi verso un punto poco più in là del corso del fiume. La montagna però bloccava la strada, il fiume dopo il monastero si perdeva tra le rocce e seguirne il corso a piedi era impossibile. A quel punto non restava che una cosa da fare. Chiusi gli occhi e mi gettai in acqua, mi lasciai portare dalla corrente. Man mano che proseguivo però l’acqua mi spingeva sempre più lontano dalla sponda e la corrente era forte. Di quel passo non sarei più riuscito a risalire. Quando ormai cominciavo a rimpiangere seriamente di aver fatto quella scelta, vidi una roccia particolarmente sporgente. Poteva essere la mia ultima possibilità di fermarmi prima di fare una brutta fine. Mi sbracciai il più possibile, feci forza con ogni muscolo del mio corpo per guadagnare qualche metro e riuscii ad afferrare la sporgenza. Mi tirai sulla riva del corso del fiume che in quel punto creava una rientranza e presi fiato.
Quando mi guardai attorno non mi sembrava vero. La rientranza dietro la sporgenza alla quale mi ero aggrappato proseguiva fin dentro la parete rocciosa e creava una specie di grotta. Avevo il cuore a mille, non avrei resistito un momento di più. Mi affrettai ad entrare e le mie aspettative furono completamente soddisfatte. Quella rientranza era una grotta vera e propria e si allargava man mano che mi facevo strada al suo interno. Dopo alcuni metri, vidi una pietra squadrata e sotto di essa una specie di bagliore. Mi avvicinai e mi trovai davanti quello che sembrava a tutti gli effetti il bastone di cui mi aveva parlato il Maestro. Era stupendo e tutto sommato ancora in buone condizioni. Un’asta in legno percorsa per tutta la lunghezza da filoni dorati. Ero al settimo cielo.
Il ritorno al monastero non fu semplice, per il primo tratto in alcuni punti mi ritrovai a scalare la roccia nuda. Successivamente dovetti farmi strada in mezzo al bosco lungo il versante della montagna. Più avanti però trovai una specie di sentiero che mi riportò nei dintorni del monastero.
Quando arrivai la Grande Festa era finita e tutti mi guardavano allibiti. Il Maestro si fece avanti. Quando vide cosa tenevo tra le mani non credette ai propri occhi. Tutti i ragazzi che fino a quel momento mi avevano considerato a malapena mi fecero un sacco di domande e vollero sapere per filo e per segno come avevo fatto a trovare la grotta.
A me importava solo di una cosa, lo sguardo del maestro. Uno sguardo quasi commosso, colmo di rispetto e di ammirazione.
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