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Un tuffo nel mondo dei rave – intervista ad un ex-organizzatore

Tempo di lettura: 9 minuti

Quella che segue è l’intervista integrale svolta dal sottoscritto a Karl (nome di fantasia) che negli ultimi anni ‘90 e primi dei 2000 ha vissuto la scena dei rave party di genere techno, oltre ad esserne stato un organizzatore con contributi che vanno anche dalla realizzazione dell’equipaggiamento musicale alla creazione dei brani. Potete leggere l’articolo completo su LaPressa e su La Giustizia. 

Come nasce il fenomeno dei rave?

Nasce grazie agli Spiral Tribe negli anni 90, in Inghilterra. Tutto aggirava attorno all’idea di voler fare una festa che sia completamente gratuita, con l’obiettivo principale di divertirsi in modo autonomo ed autogestito senza dover pagare un biglietto d’ingresso, senza dover passare dai buttafuori, dando in mano a tutta la comunità partecipativa la possibilità di contribuire ad un buon esito dell’evento; il tutto anche per più di un giorno. Per garantire l’accesso gratuito a tutti partecipanti si cercano spazi oppure zone per esempio industriali abbandonate o anche campi vuoti inutilizzati che inevitabilmente vengono occupati nel momento della festa secondo il concetto della TAZ (Temporary Autonomous Zone – zona temporaneamente autonoma), un termine coniato dallo scrittore anarchico-americano Hakim Bey che nel suo libro descrive il fenomeno come “la tattica socio-politica di creare spazi temporanei che sfuggono alle strutture formali di controllo”. Insomma, ogni singolo partecipante è responsabile per quello che succede, non si può parlare di organizzatori e visitatori, parliamo di una comunità, o meglio di una famiglia. 

Quando gli Spiral Tribe hanno cominciato a viaggiare e abbandonare l’Isola Britannica, il fenomeno si diffuse in tutto il mondo esportando dappertutto un nuovo modo di festeggiare. Alcuni dei membri si sono trasferiti in Europa e hanno cominciato a formare nuovi sound system ed a ripetere questo modo di festeggiare creando il fenomeno dei rave party o anche free party in Europa. 

Quando ero giovane, negli anni ‘90, non era facile uscire con gli amici. Se fossi voluto andare in discoteca, saresti dovuto passare dai buttafuori che spesso sceglievano secondo un dress code rigidissimo chi far entrare e chi no. Se avevi dei capelli disordinati, rasati o colorati oppure vestiti troppo lontani dal mainstream del momento storico, cioè strappati, bucati oppure se avevi un aspetto diciamo “antipatico”, non entravi. L’ingresso e le bibite troppo costose, la discriminazione infondata verso l’altro e diverso hanno condotto alla decisione di agire ed auto-organizzarsi. Ancora oggi possiamo trovare delle situazioni simili, non sono del tutto svanite come per esempio la discoteca Billlionaire a Porto Cervo. Comunque sia, festeggiare era diventato elitario e così nacque questa subcultura di rigetto degli stereotipi commerciali che si è fusa con linee anticapitaliste e antiautoritarie che girava attorno all’idea che tutti possono entrare. Non si chiede nulla in cambio; puoi essere ricco e bello, povero e brutto, cattolico, mussulmano o ateo, non importa, purché tu voglia divertirti e sentirti libero da qualsiasi condizionamento e pressione da parte della società. 

È piuttosto impressionante che un ampio gruppo di persone, rischiando di essere multato e penalizzato, decide di voler sperimentare l’autogestione, e di vivere un momento senza certe regole rigidamente imposte “da sopra”, senza la legge oppure senza le forze che si occupano di eseguire e monitorare le medesime. Per dire: “noi riusciamo a realizzare tutto da soli e non abbiamo bisogno di papà Stato per farlo”. Bisogna essere coraggiosi. È la voglia di libertà, la voglia di emanciparsi dallo stato che non smetterà mai di esistere! Penso che il massimo livello di convivenza degli umani sarebbe comunque saper risolvere i problemi da soli. 

Un altro aspetto rilevante in merito era la nascita di un nuovo genere musicale a sé stante, la musica elettronica oppure Techno come prima accaduto col punk, rock, rap ecc. Con la nascita dei sintetizzatori negli anni ‘80 e il loro perfezionamento negli anni ’90 c’era stato anche un cambiamento tecnologico nel settore della musica. Quella musica rifletteva proprio quei cambiamenti. Diversamente da quanto accade per la musica rock, nel Techno si dà più attenzione alle frequenze basse che accentuano il ritmo, il tatto del brano che si ascolta. Il potenziamento delle medesime frequenze si traduce non solo a livello acustico, ma anche di pressione percepibile non solo dall’orecchio, ma dall’intero corpo, letteralmente il corpo vibra. Non “si sente” la musica solo nel senso uditivo, ma anche nel senso fisico. 

Questa subcultura crebbe così velocemente che ebbe anche il suo Woodstock, cioè il Castlemorton Common Festival che divenne un evento da 40.000 persone. Come le droghe si sperimentavano spesso tra gli hippie, anche ai rave non mancano, ma bisogna aggiungere che vanno ovviamente assunte con coscienza in base alla propria resistenza e secondo il concetto dell’antiproibizionismo che cerca di contrastare le limitazioni delle libertà personali operate per via legislativa. Ci sono diversi tipi di droghe, alcuni sono legalizzati altri no, ci sono quelli che ti tengono sveglio, altri ti fanno amare tutto quello che ti circonda e così via discorrendo. Insomma, ognuno ed ognuna deve conoscere i propri limiti. Purtroppo, il consumo di determinate droghe è ad oggi criminalizzato che comporta dei seri pericoli, ma a prescindere, non esiste una festa senza droghe, cominciando dalla droga più popolare che esiste: l’alcool.  

Chi organizza i rave? Cosa serve per un organizzarne uno? 

A organizzare i rave sono dei gruppi techno detti sound system, solitamente ciascuno con il proprio equipaggiamento. Ma ancora una volta vorrei sottolineare che sono tutti i partecipanti della festa organizzatori, sia i visitatori, sia coloro che predispongono dell’attrezzatura che consiste in un generatore autonomo per avere della corrente elettrica a disposizione che a sua volta alimenta il resto dell’equipaggiamento come il mixer, i giradischi, gli amplificatori del segnale audio. Oggi un impianto musicale te lo puoi assemblare comprandolo, negli anni ’90 noi ce lo auto-costruivamo, casse comprese e compravamo pochissimo, cioè tutto quello che non potevamo costruire da soli, tipo gli altoparlanti oppure gli amplificatori. All’epoca usavamo dei vinili prodotti da artisti del proprio movimento musicale e dai quali nascevano presto diversi generi di musica elettronica. Anche qui bisogna evidenziare che non si cercava di diventare famosi e guadagnare dei gran soldi con la vendita dei vinili, ma di contribuire in modo artistico alla diffusione delle feste. 

L’uso di luci stroboscopiche, laser, ma anche della nebbia artificiale era molto importante, perché serviva per creare un ambiente gradevole e chiamiamolo psichedelico. Una volta annebbiata la pista di ballo la nebbia ostacolava la vista sia su di te che sugli altri. Nessuno ti vede, non importa come balli, ma sei sempre in mezzo alla gente. Un momento di sfogo senza restrizioni e disturbi. Spesso nelle discoteche ti deridevano per come ballavi, lì no. Personalmente erano i momenti che preferivo, per me la festa iniziava lì! In quel momento mi sentivo in pace col mondo.

Certo, non tutto andava sempre liscio. Anche noi abbiamo fatto degli errori da cui imparavamo e provavamo di migliorare per la prossima volta. Facevamo dei comunicati, perché l’imparare non era riferito solo a noi stessi, ma anche a tutti gli altri della grande famiglia del Free Tekno Movement.

Come sono questi sound system fuori dall’impiantistica?

Sono come una banda musicale i cui componenti variano nel tempo. Quelli grandi possono arrivare a 15 membri, quelli piccoli a 4 o 5, che si fanno aiutare dai loro fan. Sono solitamente accomunati dal genere di musica, ad esempio Hardacid, Acidtekno, Gabber e così via. Chi li compone si trova già nel mondo dei rave da un po’ e tendenzialmente o ci entra per amicizia o lo forma con dei conoscenti. Si viene a creare un gruppo molto forte, una vera “famiglia”, che vive insieme e lavora insieme, allo stesso tempo ci sono i guai giudiziari a fare ancora di più da collanti. 

I finanziamenti come si raccolgono?

Per comprare le cose necessarie, c’erano due entrante. Una un po’ illegale o una un po’ legale. 

Quella un po’ illegale era la droga. Certo, ciascuno se la può portare, ma da dove arriva la droga? C’è sempre un problema nel lasciare che ciascuno si organizzi da solo, perché rischi di far entrare persone cattive. Tipo bande criminali che comprano delle droghe e le vanno a vendere infiltrandosi nella festa con lo scopo di fare dei soldi. Sono feste organizzate senza papà Stato, sono anticapitalistiche! Non ci devi guadagnare, ma seguire il movimento. Peggio poi se la droga è stata tagliata male, con sostanze di cui effetti che provocano nel tuo corpo non sai niente. Per questo motivo, molto spesso, uno si affida a coloro che sono della scena per essere sicuri di ottenere qualcosa di pulito e puro. 

La forma legale era, invece, il bar con prezzi sempre competitivi. La birra era in quantità e spesso non di grande qualità, ma la si vendeva a 3€ o in generale sempre sotto a quello commerciale. Lo stesso per il cibo, perché spesso non si sa quando questa sarebbe finita. 

Ad esempio, a Torino, 16 anni fa, c’era un festival vicino a Pinerolo, un Teknival, che durava una settimana, a cui vennero 40.000 persone, tanto che la città ha lasciato finire il tutto con calma fornendo pure acqua e bagni. Come anche a Modena hanno reagito fantasticamente. Devo fare i miei complimenti al sindaco Muzzarelli perché non si è lasciato convincere dalle frange politiche più estremiste, perché sarebbe potuto capitare un disastro.

A questo punto mi viene in mente il Czechteck del 2005 dove sono intervenuti con le unità mobili e anche mezzi rinforzati o con le autopompe con l’obiettivo di sgomberare migliaia di persone. Errorissimo! La gente era carica, dalla droga e dalla musica, mettici anche l’aspetto ideologico; quindi, ha continuato a ballare e non se ne sono andati. Centinaia sono stati feriti negli scontri con la polizia. Giorni dopo sono scesi in piazza anche i genitori indignati e molti altri giovani che non avevano partecipato. È diventato un caso politico con proteste in tutto il paese.

Come vengono scelti i posti?

Vengono scelti sia in base al pericolo di essere trovati prima dell’inizio della festa, sia in base al pericolo a cui potrebbero essere esposti i partecipanti stessi. Chi la organizza sa benissimo quali sono i rischi di farli. Spesso si scelgono zone industriali, lontani da abitati, spesso anche campi in montagna d’estate, ma dipende dalle necessità. Per qualcosa da 2.000/3.000 si scelgono capannoni industriali che siano sicuri. C’è sempre un sopralluogo, bisogna dire, ma raramente ci sono luoghi perfetti. D’altronde è comunque una protesta e deve avere un senso di ribellione. 

Come ci si organizza per andare nel posto? 

Quando eravamo pochi, 400/500, facevamo dei meeting point. C’era un numero di telefono da chiamare sul volantino che ti diceva dove farti trovare e da lì una macchina ti portava al luogo. Oggi sono più tecnologici e fanno con un messaggio di Telegram e Whatsapp, ma il concetto rimane lo stesso. Tutto si adatta al comportamento delle forze dell’ordine. La polizia non deve arrivare all’inizio, ma quando si è già in un buon numero. È una corsa contro il tempo. Solitamente se non arriva prima di mezzanotte, la festa si farà ed è impossibile fermarla a questo punto, ma alla fine sai che fuori ti aspetterà la polizia. Questa gente è coraggiosa, ricordatelo. In loro c’è voglia di emanciparsi dal papà Stato, il resto che dicono i giornali è tutto bullshit. Free Tekno is not a crime!

Uno intervistato dal Corriere per il rave party di Modena 2022 dice vede sempre le stesse facce ai rave. Concordi?

Guarda, per citarti solo una lista di free techno sound systems in Repubblica Ceca: sono 150. È poi un classico fare inviti internazionali, quindi spesso arrivano da tutta l’Europa per un rave. Solitamente i più grandi sound system fanno dei tour e collaborano con sound system locali per tutta l’Europa e i partecipanti sono vari. Può darsi che si rivedano certe facce, sono una famiglia, una famiglia internazionale.