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Il Diario di Gothra – 6

Tempo di lettura: 10 minuti

Oggi sono andato da mia sorella maggiore, Primula, per la Prima Pausa. Le era arrivata una nuova partita di cilindri di vino e ne voleva provare qualcuno per valutare se tenerli o venderli. Non si rifiuta mai un buon vino.

Appena finito di lavorare, sono andato direttamente a casa sua. D’altronde era tanto che non ci vedevano. Diciamo che in famiglia non abbiamo un buon rapporto. L’ho vista ad inizio anno l’ultima volta, mentre mio fratello Mirto l’ho visto all’inizio dello scorso mese. Tutte e tre forse ci siamo visti al funerale del nonno, quasi 1 anno fa. Il che è un peccato, da bambini andavamo d’accordo ed eravamo felici, ma la vita fa anche questo.

Insomma, cogliere queste occasioni è importante per provare a mantenere i rapporti. O per ricordarmi perché non ci parliamo e farmi sparire la nostalgia. Per una settimana almeno.

Ad ogni modo, sono andato da mia sorella. 

Appena entrato, ho notato come ci fossero solo due servi per rimuovere il vestito. Ho pensato subito che fosse strano, quattro è il numero ideale. Chissà come avrebbero fatto? Beh … me lo hanno srotolato, aprendo gli anelli dietro la mia schiena e togliendo la lamina decorata che li teneva fermi. Poi, poggiati gli ornamenti, sono passati a sistemare i due lembi tenendolo uno ciascuno attorno a un cilindro girando, uno in senso orario e l’altro in senso antiorario, li hanno avvolti attorno fino ad arrivare al nodo che legava il lato più piccolo dei due all’altezza del petto. Non ti sto a dire che solo questo passaggio è durato un’infinità! Sono rimasto a pancia nuda per un sacco di tempo mentre stavano cercando, in due ricordo, di chiudere il tessuto sui cilindri. Sono rimasto a guardarli per un po’ con la sola fascia attorno al petto e la gonnella avvolta sotto la pancia, mentre i due servi si avvicinavano l’un l’altro, i cilindri in una mano e l’altra impegnata a sciogliere il nodo. In quattro sarebbero riusciti subito a risolvere la cosa. C’è un motivo per cui nessuno ne assegna meno di quattro. 

Ad un certo punto, mi sono venute incontro 2 guardie. Non sapevo che mia sorella avesse delle guardie. Sembravano essere a conoscenza di chi fossi e mi hanno scortato da mia sorella, dopo avermi perquisito e fatto togliere i sandali dai servi, che nel mentre avevano riposto i cilindri con i due lembi del vestito.

Abbiamo attraversato la sala d’ingresso rettangolare, decorata con una volta a crociera e dipinti marittimi ai lati. Abbiamo passato la sala centrale di accoglienza e, tramite una scorciatoia lungo il corridoio che si apriva da sinistra a destra in fondo alla sala, siamo arrivati ad una scala che ci ha portato al piano superiore. Altre 2 guardie ci hanno fatto cenno e siamo passati nel giardino, avendo fatto scorrere una delle lastre di vetro verde che separano la piccola saletta interna dall’esterno. Attraversando il sentiero di pietre grandi e levigate, ho visto che mia sorella ha fatto battere il terreno e che ha piantato un altro arancio l’inverno scorso. Lavori importanti, deve aver avuto una promozione o cose del genere. Cioè, o questo o i terreni di famiglia che ha in gestione sono diventati molto fruttuosi. O gliene hanno dati altri, cosa non impossibile. 

C’era un bel sole all’esterno, ma un caldo che te lo risparmio! Siamo passati da tetto a tetto completamente all’aperto, sotto la luce. Camminavo in fretta per evitare di rimanere esposto troppo, sempre circondato dalle 2 guardie dell’ingresso. Volevo correre, ma a correre sono i servi e in pubblico è molto maleducato. Diciamo che ho maledetto il sole a denti stretti per non farmi vedere dai servi. Non ti preoccupare, ho retto il caldo molto onorevolmente. D’altronde mi chiamo Splendente!

Ironia della sorte, i tetti della casa di mia sorella non sono piccoli. Tutti sono da 20 braccia, forse un pilastro, di lunghezza e 15 braccia di larghezza, che sono disposte a lato di 3 stanze centrali  consecutive da 1 pilastro di larghezza e 1 pilastro e 10 braccia di lunghezza, ovvero 31 braccia, disposti al centro e perpendicolari al sentiero. 

Mia sorella mi aspettava dentro il gazebo, al centro del prato, circondata da 4 guardie mastodontiche e 3 servi che facevano oscillare dei ventagli di penne. Alla sinistra si ammirano alcuni dei tetti più bassi, suoi e di altre case. Si vedono chiaramente i pinnacoli delle piante schiarite dal sole fino a 3 case di distanza, uno sbrilluccicare di puntini bianchi che variano colpiti da un vento sottile.

Mi sono avvicinato a lei, distesa su uno dei due sdrai. Appena seduto, mi ricordo che Primula ha schiocca le dita e una delle guardie, una donna forte e alta, mi ha cominciato a perquisire. “Scusa se ti faccio controllare, ma ormai è più alla moda di un saluto”. Le ho sorriso e annuito, ma la cosa mi ha messo decisamente a disagio.  

Mi sono messo nello sdraio foderato di cuscini accanto al suo e 2 dei servi si sono avvicinati a sistemare il suo posizionamento. L’ho fatto alzare molto, quasi da essere seduto, dato che durante il giorno mi viene sonno e di stare sveglio c’avevo voglia zero.  

Dato che c’erano 3 tipi di vino da provare, abbiamo fatto pausa con 4 portate.

Abbiamo iniziato con alici cotte al vapore e condite da un po’ di scorza di limone, maggiorana e sale. Erano disposte a cerchio su un piatto bianco a forma di scudo di un braccio di diametro decorato con una piovra di colore blu-grigio al centro, tentacoli in rilievo che uscivano dal disegno creando delle specie di dune. Sopra queste protuberanze erano appoggiate le alici, incurvate con l’interno verso l’alto. Ci hanno dato i due uncini, piccoli come i nostri indici, e abbiamo cominciato a mangiarle dall’esterno del piatto, infilandole dal lato lungo.

Abbiamo parlato di famiglia, di come ci siano 2 o 3 pupi in arrivo e da lì ci siamo spostati ai suoi di figli, i miei nipoti. “Che vuoi che sia, sono bambini. Sbraitano, gridano, corrono. Una rottura di maroni!“ Sì, diciamo che mia sorella maggiore ha un linguaggio … colorito. Anche se comprendo che un po’ di questo deriva dalla sua Madre di Latta. In 3 anni dalla sua nascita alla mia la nostra Madre di Sangue ha saputo scegliere più accuratamente. 

Comunque, non so perché, ma mentre parlavo non mi sentivo al sicuro. Lasciamo stare che sono poco socievole, ma con le guardie attorno … Vabbè, vado avanti.

Il primo cilindro era in legno di cedro, chiaro, con piccole, tenui, ondulature marroni. Poco stagionato. Si è partiti semplicemente, tanto che, dopo aver aperto il contenitore con l’accetta, l’abbiamo mescolato con del miele e della lavanda, rendendolo abbastanza scuro. 

Oh, sì, lo schema dei vini era incrociato. Dolce al principio e alla fine, mentre il secondo dei 3 era aspro. 

Gli argomenti erano ancora gli stessi della prima portata, perché il vino era arrivato immediatamente, quando ancora stavamo mangiando. Non ho fatto notare a mia sorella questo errore da parte dei servi, non volevo guastare la situazione. Però, prima di andarmene, non ho resistito e l’ho detto al Maestro di Banchetti, ma ha annuito e risposto “Sì, sì” con accento straniero. Sarà che i miei servi sono ben pagati e io sono logorroico su certe cose, ma non capisco come mia sorella possa assumere questi stranieri inesperti, lasciare due guardie a prendere i vestiti e spendere così tanto in guardie che non si sa manco chi siano.  

Bevuto il vino, sono state servite delle capesante cotte e guarnite con pangrattato e miele insieme a cozze e vongole in padella con mela e arancia come piatto in seconda. Le capesante sono state presentate in una piramide a base quadrata su un piatto a forma di rombo, mentre le cozze e vongole erano ciascuna in 2 mucchi più piccoli e dentro il proprio guscio. Le capesante erano al centro, le cozze sulle punte del rombo verso me e Primula e le vongole agli altri due capi. Abbiamo usato una piccola forca di ferro per mangiare, lunga un indice e mezzo e a due punte. Siamo partiti dalle cozze e poi, fatto girare il piatto, le vongole, per terminare con le capesante.

Era tutto buono, non eccellente, ma buono, perfetto per una pausa informale. Però, mentre eravamo passati lentamente da questioni di famiglia a leggi e raccolti, cioè dei nostri lavori … non so come metterla. Diciamo che ho notato i muri alzati e intonacati di fresco, le punte di ferro aggiunte in alcuni punti … In più, oltre alle 8 guardie che ho già citato, cominciavo a vederne altre che pattugliavano accanto a noi … 

In mio soccorso è venuto il secondo vino. Era in un cilindro di legno di acero, levigato all’esterno e seghettato all’interno perché il contenuto potesse prendere più sapore. Non abbiamo dovuto nemmeno allungarlo con un po’ d’acqua, né usare dolcificanti per mitigare la sua acidità grazie alla lunga permanenza nei cilindri. Era perfetto, chiaro e leggero, ma allo stesso tempo corposo e alcolico senza che vi fossero mancanze di equilibrio. Il colore era giallo, giallo paglierino suppongo, e aveva sapore di frutta, un retrogusto acidulo e la coppa era priva di ogni impurità una volta bevuto. Magnifico! Non abbiamo fatto altro che tesserne le lodi.

Si è passati alla carne, quindi. E, devo dirlo, anche se la carne è un passo indietro rispetto al pesce, dopo un vino del genere, puoi accettare di tutto.

Vennero portate ali di piccione, privi di pelle, cotte su una piastra liscia e conciate con una mistura di olio, sale, aceto bianco e menta. Erano 4, 2 a testa, disposte in un vassoio con le punte verso l’esterno aperte a “V” rovesciata. 4 ravanelli stavano in mezzo a ciascuna delle coppie, sormontati da un riccio di carota e appoggiati su un letto di insalata. C’è stato consegnato un coltello, anch’esso di dimensioni ridotte, con cui abbiamo tolto la carne meticolosamente e ce la siamo portati alla bocca con la punta smussata dello stesso.

Sarà che siamo passati da un vino da matrimonio o Grande Giorno a delle ali di piccione, ma mi sono reso conto di nuovo del mio malessere. Ti giuro, stavo diventando paranoico, sudavo freddo. E poi avvertivo i passi dei sandali delle guardie che camminavano sulla piattaforma di marmo su cui è costruito il gazebo. Poi c’erano le loro asce, che colpivano l’armatura mentre si muovevano. Avevo l’impressione che un assassino si muovesse dietro di me. Immaginatelo, il tintinnare di quelle armi di sconosciuti dietro la schiena. Mercenari che potrebbero essere corrotti da ogni somma! 

Venne poi l’ultimo vino contenuto in cilindri di noce. Era dolce, tanto che l’abbiamo allungato con acqua e sale. Non era male neanche lui, ma capisci che diventava sempre più difficile per me gustare qualcosa. Credo che mia sorella non abbia capito la mia situazione, ma, anzi, penso che lei mi credesse affascinato da quei suoi nuovi soldati. Mi diceva cose tipo: “Ti piacciono? Ne ho assunti altri 3 ieri. Costano un occhio della testa, ma con tutti i ladri che girano … ” Poi è passata a parlarmi di come abbiano rapinato i suoi vicini, di come i ladri siano diventati sempre più armati e cattivi, che vengono in gruppo e non lasciano più nessuna persona viva. “Ma d’altronde sono stranieri! Non ci si può aspettare di meno da dei popoli sculturati!” Me lo diceva in maniera compulsiva, veloce, gesticolando. Non sembrava più mia sorella. Pensa, mi ha elencato tutte le modifiche in difesa della casa, ma ha completamente saltato il rifacimento del terreno e delle piante nuove. 

Continuammo così anche all’ultima portata. Dei bocconcini di pollo chiusero la pausa, ma non ricordo molto di loro. Se non sbaglio erano cotti con un goccio di caramello e guarniti con polvere di mandorle e zucchero in grani grossi. Erano disposti in una specie di spirale incrociata con un’altra spirale simmetrica di ciliegie glassate. Era buono, ma con i discorsi di mia sorella mi è rimasto sullo stomaco e mi ha disgustato. 

Lo so che dovevo stare attento al cibo, ma porca puttana, c’era da cagarsi in mano a sentire i soldati bisbigliare alle orecchie, vedere le difese della casa di mia sorella e sentire di come sarebbero stati macellati tutti i ladri, che, se li avesse presi, ne avrebbe spezzato le gambe. Parlavo a caso ad un certo punto, non seguivo più la conversazione. Stavo attento a quei tipi che mi guardavano male, sono sicuro, certamente per uccidere me e mia sorella e fregarle i gioielli. E’ maleducato, hai ragione, ma non ce la facevo, non ce la facevo proprio. 

Ho salutato in fretta mia sorella, appena finito di mangiare, e sono uscito una volta rivestito. Appena ho varcato la soglia e sono tornato in strada, ho avuto una sensazione di liberazione. Ero uscito da una prigione!

Sono passate quasi 3 settimane, ma non riesco a smettere di pensarci. Come può essere che mia sorella e tanti altri si trincerino in casa? Siamo Fondatori, governiamo e paghiamo le tasse a differenza dei non-Fondatori. Perché non si cerca di capire perchè ci siano così tante rapine, invece di barricarsi in casa e aspettare? 

Non ho ancora deciso se tornerò a casa di mia sorella. Forse la incontrerò di nuovo, ma non lo so. Diciamo che mi sono spiegato perchè non la frequenti di costanza, spero di ricordarmelo per un po’ prima che la nostalgia della nostra infanzia ritorni a bussare alla porta. 

Tutto questo avveniva in Gothra il giorno 6 del Periodo del Secco, anno 568 del Tempo Ordinario.

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