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Piccola farmacopea privata (e qualcos’altro)

Tempo di lettura: 9 minuti

Negli ultimi dodici mesi ho avuto il dubbio privilegio di conoscere uno stuolo di medici specialisti, fare esami e terapie con macchinari marziani (silenziosi, ronzanti o fracassoni, comunque poco rispettosi della mia intimità), subire prelievi di sangue più di una giovane donna sperduta in Transilvania, nonché ingoiare una quantità di medicinali mai vista in tutti i precedenti anni di vita.
Questo a causa di “un brutto male”: molti anziani lo chiamano ancora così, forse per esorcizzarlo omettendone il nome proprio.
Sotto il profilo antropologico, rituale, ne comprendo il motivo, ma vi ho sempre trovato una contraddizione, o quantomeno una ingiustificata discriminazione.
Perché, c’è forse un “bel male”? Una martellata sul pollice non ha un esito mortale (se non per l’anima, a causa dei bestemmioni che ne seguono), ma bella bella non è.
Non sono una donna, quindi posso solo averne una vaga idea, ma per quanto mi dicono i dolori del parto possono essere terribili: la gioia è quando smettono.
Chiunque abbia avuto una forte sinusite può testimoniare che, senza analgesici, c’è da dare capocciate al muro per alleviare il dolore.
Potrei fare altri esempi, ma mi fermo qui perché ciò di cui voglio parlare non è la malattia, bensì la farmacopea, e il mio scopo è redigerne una personale, privata, diversa da quella ufficiale.
Come ho detto pocanzi, trangugio quotidianamente una quantità e varietà di medicinali: non so esattamente a cosa servono e non leggo i “bugiardini” che, oltre ad essere lunghi e noiosi, sono pure inquietanti: certi possibili effetti collaterali sembrano più brutti del brutto male.
Leggo però i nomi commerciali e quelli dei diversi princìpi attivi.
I primi sono in genere poco fantasiosi, e riprendono perlopiù quello dei secondi.
Se, mettiamo, il principio è la Sganapina, il farmaco viene venduto col nome di Sgànapin o Sganapòn, la cui banalità può essere appena stemperata da un “Complex” o “Retard”.
Come si faceva un tempo coi trovatelli o figli di N.N.: si davano loro cognomi come Degli Esposti (dall’omonima ruota), Dallachiesa (più precisamente dagli scalini della), Diotallevi (già, se non ci pensa Lui), oppure Incerti accompagnato da un Valli o qualcosa di analogo, nel tentativo di attenuare col doppio cognome l’evidenza di un’origine non proprio nobile.
Piccola digressione: un mio vecchio amico si chiamava Innocenti Degli, perché per colmo della sfiga l’impiegato dell’anagrafe aveva anche sbagliato a registrarlo.
Venendo ora ai nomi dei princìpi attivi, l’esistenza di una nomenclatura standard stabilita dall’OMS garantisce che la stessa roba è uguale in tutto il mondo, a prescindere dal nome commerciale.
Ossia che lo stesso composto chimico è alla base di ogni medicinale che ha la stessa funzione di prevenzione o cura di una determinata patologia o classe di affezioni patologiche.
Commendevole e utile dispositivo, che però -a mio modo di vedere- nulla toglie a una sostanziale disparità di trattamento, come dirò più avanti.
Le mie conoscenze di chimica sono prossime allo zero, ma suppongo che gli inventori di una molecola la brevettino con un nome che richiama anche le sostanze che compongono l’intruglio, senza curarsi degli effetti discriminatori che possono avere i nomi assegnati.
Un po’ come succede col caffè: polvere di caffè tostato più acqua calda più zucchero uguale a caffè espresso tradizionale (ristretto o lungo, ossia Forte o Retard). Con molta acqua bollente è Americano. Con l’aggiunta di latte e schiuma diventa cappuccino (ma perché non francescano, domenicano o gesuita? Mah). Con molto latte è solo caffelatte. Se il latte è di soia allora è cappuccino vegano (light per quelli a dieta). In tazza fredda è per i pigri cui sa fatica anche soffiare, in tazza di vetro è solo una stronzata da snob.
Ma possono esserci composti più complessi come il mocaccino, che è un cappuccino con panna, cioccolata e una spolverata di cacao. Mistura da inverno sull’Everest e con un nome evocativo, vagamente lubrico.
In ogni caso, tornando alla chimica, è per me evidente la differenza fra un nobile Desometasone Sodio Fosfato e un povero Bisoprololo Fumarato, o un ancor più umile Loperamide (che tra l’altro sembra un imenottero più che un medicinale).
Ci sono poi casi in cui i chimici e le case farmaceutiche hanno esagerato.
Da uno dei tanti medici che ho incontrato (uno giovane, simpatico) ho visto nella vetrina dei campioni un farmaco contro i sintomi del colon irritabile.
Si chiamava Spasmoman, e il principio attivo era Otilonio Bromuro. Maddài! come puoi dare nomi del genere a una tua creatura?
Però questo ha attizzato la mia fantasia (anch’essa malata da tempo).
Ho immaginato una coppia di malmostosi, i signori Bromuro. Dopo un rapporto sessuale scialbo e tristanzuolo lei resta incinta controvoglia, e suo marito non è da meno (controvoglia, non incinta).
Durante la gestazione cresce nei due una certa ostilità verso il nascituro. Incapaci di qualunque altra iniziativa, decidono di fargli un dispetto e lo chiamano Otilonio. Gracile di costituzione, trascurato durante l’infanzia, sbertucciato e bullizzato dai compagni di scuola, dopo una risicata maturità Otilonio trova un impiego come addetto alle pulizie presso un laboratorio di ricerca biochimica. Una sera urta inavvertitamente un carrello zeppo di ampolle di vetro che cadono a terra rompendosi.
Le varie sostanze si mischiano sul pavimento, ruscellano verso un cavo elettrico non ben isolato e iniziano a friggere liberando un denso vapore verdognolo che Otilonio inala suo malgrado.
Un po’ stordito (un po’ più del solito) il Nostro torna a casa e si mette a letto. Passa una notte agitata, facendo sogni strani. Il mattino seguente è convocato nell’ufficio del Capo Reparto dove, rassegnato e a testa bassa, riceve un cazziatone. A un certo punto il Capo fa: “e guardami quando di parlo!”.
Lui ubbidisce e il Capo si interrompe, porta le mani al basso ventre, fa una smorfia di dolore poi scappa in bagno. Lì per lì Otilonio non ci fa caso (avrà mangiato qualcosa che gli ha fatto male, pensa), ma durante la giornata la scena si ripete quando guarda una collega puliziotta, un tecnico di laboratorio, la scontrosa signorina dell’amministrazione che oltretutto non raggiunge il bagno in tempo (e ben le sta).
Capisce allora di aver acquisito un potere speciale, anche se non proprio super. Da quel momento, per non causare disagi a chi non li merita, tiene sempre gli occhi bassi o indossa occhiali scuri.
Ma non vuole sprecare il suo dono e decide di metterlo al servizio della Giustizia, in difesa dei più deboli. Fa domanda di adesione agli Avengers, ma questi gli rispondono di essere al completo e di aver già ottemperato al collocamento obbligatorio dei disabili assumendo l’Uomo Rogna.
Decide allora di mettersi in proprio: nel tempo libero si confeziona un costume a forma di colon retto e si auto-battezza Spasmoman. Inizia così la sua crociata contro quanti fanno brutte cose alle persone semplici e innocenti. Castiga gli ausiliari del traffico, gli assicuratori e i promotori finanziari, gli amministratori di condominio, molti impiegati di banca, quelli che parcheggiano in doppia fila, quelli che pretendono di saltarla, la fila, quelli che hanno inventato i risponditori automatici e gli autori delle orrende musichette che trasmettono durante le attese, ecc.
Dopo qualche tempo dovrà affrontare il suo nemico giurato: Loperamide Cloridrato, il potente e malvagio Imodium.

E qui mi fermo, perché mi sembra evidente l’effetto che il nome ridicolo di un farmaco può sortire in una mente già di per sé incline alla stupidera.
Torno quindi alla definizione di una farmacopea originale e privata, esponendo di seguito i primi risultati del mio programma di Ricerca & Svilùppati, con nomi commerciali, princìpi attivi e indicazioni d’uso.

Catastrofòn Forte Inquinazio smodato
Favorisce l’estinzione di massa. Può essere usato anche in associazione con Meteoritix intacapa e Sfigòn cosmix.

Mikavero Menesbatt Bugiardolo reiterato prezzolato
Antagonista del Catastrofòn, è indicato nel trattamento di grandi interessi privati, nei casi di indifferenza cronica, nell’insorgere di simpatie trumpiane.

Goccètt Grappin barricato
Contrasta il processo di ossidazione dei nonni. Se somministrato in dosi massicce ne agevola una serena dipartita.

Aringòn Pesciolòn affumicato
Favorisce le visite all’IKEA

Nosostàr Parcheggin privato
Indispone, e può far imbufalire se associato a Sonduore chegiro

Gelatalcioccolato Dolce e un po’ salato – Malgioglio pupato
Previene l’orientamento alla musica classica e sviluppa il cattivo gusto.

Dystraziòn Forte Telefonin orecchiappiccicato e pedòn stecchito
Aiuta lo sfoltimento della popolazione urbana; favorisce i titolisti dei giornali locali.

Problemòn Complex Finemese risicato
Inibitore dello shopping. Può causare irritazione delle mogli.

Trenìn Retard Consuetudinazolo
Stimola il trasporto privato e ne incrementa l’intensità. Può causare code chilometriche e blasfemia.

Chef stellato Mangiastrano contosalato
Indicato nei casi di snobismo acuto.

Mavaccetè Spaghettin saporito autocucinato
Contrasta i conati di snobismo e aiuta a mantenere il livello di reddito.

Doveseistato Inquisitorio muliebre
Stimola la fantasia, ma può causare attacchi di panico se assunto senza adeguata preparazione.

Cloroalclero Postulato di anarcoide
Previene l’insorgere di tendenze beghine; in dosi massicce può generare apostasia, sacrilegio e scomunica.

Bicarbonato Concentrato di ruttòn
Attenua l’acidità di stomaco (non quella d’animo o caratteriale).

Vadovìa Eraora losperavo
Allevia gli effetti di visite indesiderate associate a futili pettegolezzi

Debitòn Forte Sequestrato di spesaiolo sconsiderato
Se assunto per tempo modera gli acquisti, previene la richiesta di prestiti, evita l’insorgere di ipoteche e le visite di Ufficiali Giudiziari.

Condominium Esacerbato di litigòn rissoso
Indicato nella profilassi di assemblee condominiali; facilita la rassegnazione, ma può provocare disgusto e voglia di traslocare.

Ekkekàz Tentativo disperato (risultato sgangherato forte)
Indicato nel montaggio di mobilio svedese o altri orpelli acquistati su Amazon. Può causare turpiloquio ed epiteti non commendevoli indirizzati a numerosi Santi.

Ragionàr Necessitato di tolleranza e pazienza.
Coadiuva i tentativi di confronto rispettoso e pacato. Inefficace nei casi di novax, terrapiattismo, complottismo, affezioni da Ego ipertrofico, talk-show televisivi.

Bombarol Forte Depistaggio assicurato.
Precursore di svolte autoritarie. Se assunto con Serviziodeviato e Ragiondistato è inutile indagare.

Romagnamia Tedescòn spiaggiato
Analgesico stagionale particolarmente indicato nel caso di dolori del settore turistico-alberghiero

Stà-acatùa Insofferenzio d’immigrato barcòntrasportato (se non è annegato).
Sostiene le più comuni forme di xenofobia. Causa caporalato. Può irritare la badante filippina, il rider pachistano, il muratore rumeno, il bracciante senegalese e ogni altro addetto a un mestiere che fa schifo all’italiano.

Ecco, per il momento è tutto. Non escludo che in futuro questo elenco possa essere ampliato malgrado la sua totale inutilità.
Nel frattempo, cercando di non soccombere al tedio di routine meno fastidiose che umilianti, continuerò coi medicinali tradizionali prescritti dai medici, che sembra ci tengano molto a mantenermi in condizioni decenti.
Anche se spesso mi chiedo se ne valga la pena.


NOTA

Puoi parlarne con distacco, anche con leggerezza se non ti riguarda. Ma se il cancro ce l’hai tu è più difficile trovare un tono, un registro diverso da quello freddamente razionale.
Per sbeffeggiare e sfidare questo alieno ci vorrebbero spiritacci come Villon o Cecco Angiolieri. A sublimare e rendere universale il dramma senza scadere nel piagnisteo potrebbe pensarci gente come Sofocle o (più vicino a noi) Ibsen, Bergman, Munch. Mentre Kafka ricamerebbe un’allegoria ancor più nera di quella ideata per il povero Gregor Samsa. Nelle mie condizioni forse saprebbero trovare accenti ironici, comici o surreali personaggi come Wilde, Twain, Queneau, Vian, Perec. In Italia chissà cosa ne avrebbero detto Calvino, Sciascia, Pavese (che si è tirato un colpo, ma per altri motivi), oppure Maurensig, Tabucchi o Baricco. Innumerevoli poeti sarebbero capaci di scriverne in versi. Per una cronaca schietta e dettagliata basterebbe un giornalista onesto e preparato (ce n’è ancora qualcuno vivo). Se poi la si volesse buttare in filosofia non ci sarebbe che l’imbarazzo della scelta fra i pensatori di ogni tempo e di ogni parte del mondo.
Io non ho il talento di nessuno di questi, e francamente non mi interessa dare un senso o una ragione alla mia malattia. Non ho alcuna intenzione di mistificare la sua disarmante semplicità.
Per questo ho cercato solo divertirmi un po’ giocando con le parole e scherzando con la farmacopea.

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